Imposta di registro. Dovuta o no?

In Italia sono purtroppo tantissimi i casi di mancati pagamenti del canone di locazione. Colpa certamente delle difficoltà economiche, dovute alla pandemia di CORONAVIRUS, ma anche di una legislazione inefficiente ed inadatta a tutelare i proprietari immobiliari. In Italia nel 2016 sono stati emessi 61.718 provvedimenti di sfratto, a fronte di 158.720 richieste. 35.336 sono invece stati i provvedimenti effettivamente eseguiti. Questo è quanto emerge dai dati forniti dall’ufficio centrale di statistica del Ministero dell’Interno, elaborati dal IX Rapporto UIL sulle politiche abitative nel nostro Paese. Con l’aumento vertiginoso degli sfratti per morosità i proprietari di casa sono quindi diventati più prudenti e in molti casi per concedere in affitto la propria abitazione chiedono maggiori garanzie, come una fidejussione personale, assicurativa o bancaria, o più semplicemente la garanzia prestata da un terzo tipicamente un genitore o un parente.

Ma a quanto ammontano i costi?

Quanto ai costi fiscali l’Agenzia delle Entrate distingue se il contratto è a Cedolare Secca o a Regime Ordinario. In caso di contratto con Cedolare Secca la presenza del Garante non comporta costi accessori, mentre per Regime ordinario il costo è pari allo 0,50% del canone di locazione con un minimo di 200 euro. Quando in un contratto di affitto è inserita una clausola penale, oltre all’imposta di registro ordinaria è dovuto un supplemento fisso di 200 euro, cui si aggiunge un supplemento variabile di un ulteriore 3% nel momento in cui la clausola penale esplica i suoi effetti. La tassazione non è, invece, dovuta nel caso in cui le parti si accordino per un deposito cauzionale. Bisogna, quindi, distinguere la natura dell’accordo e stabilire se esso vada inquadrato nella prima o nella seconda fattispecie. Nel caso il contratto di locazione sia a cedolare secca non è dovuto nessun importo.

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