Direttiva Europea Casa Green
La cosiddetta direttiva sulle case green, Energy performance of buildings directive (Epbd), è stata approvata dal Parlamento europeo lo scorso 12 marzo, ha ottenuto il via libera da parte dell’Ecofin lo scorso 12 aprile ed è stata pubblicata l’8 maggio la nella Gazzetta Ufficiale dell’UE; il provvedimento entrerà in vigore il 28 maggio e da quel momento i Ventisette Stati Membri avranno 24 mesi (due anni) di tempo per recepirla e quindi adeguarsi alle norme stabilite dall’Unione europea volte ad avere entro il 2050 la neutralità climatica (cioè sistema immobiliare a emissioni zero).
La Direttiva approvata ha obblighi meno stringenti rispetto alla versione originaria ed è il frutto del compromesso raggiunto tra i vari Stati Membri, i quali, nell’arco dei due anni dovranno predisporre dei piani nazionali di rinnovamento degli edifici che abbiano come obiettivo le emissioni zero entro il 2050, con step intermedi obbligatori. Obiettivo della direttiva è quello di promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici per ottenere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.
In base a quanto previsto dal provvedimento si prevede:
• per gli edifici residenziali non di nuova costruzione, i Paesi Membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035;
• per gli edifici non residenziali, gli Stati Membri dovranno ristrutturare il 16% degli immobili con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell’edilizia. Il 55% di tale riduzione dovrà conseguirsi tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori;
• i nuovi edifici residenziali dovranno essere a zero emissioni dal 2030;
• mentre i nuovi edifici non residenziali dovranno essere a zero emissioni dal 2028 con esenzioni quali gli edifici vincolati, le strutture religiose e quelle adibite alla difesa;
• dal 2025 saranno vietati gli incentivi fiscali per caldaie che utilizzano combustibili fossili;
Considerando che nel Parlamento di Strasburgo tutti i partiti italiani che compongono il Governo in carica hanno votato contro, diventa molto difficile prevedere cosa conterrà la legge italiana di recepimento della Direttiva. Sottolineo due punti a mio parere importanti:
– il testo approvato misura i suoi obiettivi a partire dal 2020, comprendendo così gli effetti positivi nel calcolo della riduzione dei consumi ottenuta con il super bonus;
– non vengono considerate le classi energetiche dei singoli edifici ma la riduzione media dei consumi di energia.
Il testo definitivamente approvato è il frutto di una serie di compromessi tra gli Stati Membri, che ora hanno tempo fino al 29 maggio 2026 per approvare le leggi nazionali di recepimento. Per l’Italia, oltre all’aspetto temporale, vi è la difficoltà a immaginare cosa conterrà nel merito la legge di recepimento della Direttiva, considerando che i tre partiti di Governo nel voto finale al Parlamento Europeo hanno votato contro. Mi limito pertanto a dare le informazioni che dovrebbero essere contenute nella legge italiana.
L’obiettivo della direttiva è quello di promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici e la conseguente riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra per ottenere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.
In dettaglio viene previsto.
RISTRUTTURAZIONI E NUOVE COSTRUZIONI
In base alle nuove norme, gli Stati Membri devono predisporre un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici per garantire la ristrutturazione degli edifici residenziali e non residenziali, pubblici e privati, al fine di ottenere un sistema decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050, trasformando gli edifici esistenti in edifici a emissioni zero.
In particolare, per gli edifici residenziali deve essere garantita una riduzione dell’uso dell’energia primaria media almeno del 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.
Per gli edifici non residenziali, gli Stati membri dovranno fissare dei requisiti minimi di prestazione energetica che devono essere rispettati da almeno il 16% degli edifici entro il 2030 e da almeno il 26% entro il 2033. Successivamente gli Stati dovranno garantire un progressivo calo del consumo medio di energia primaria fino al 2050 in linea con la trasformazione degli edifici in un parco immobiliare a emissioni zero.
Gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero già dal 2030 e dal 2028 se di proprietà di enti pubblici.
È inoltre prevista l’installazione di impianti solari, laddove tecnicamente appropriato, economicamente e funzionalmente fattibile, in modo graduale e a seconda delle dimensioni, sugli edifici pubblici e non residenziali esistenti e, entro il 2030, in tutti i nuovi edifici residenziali e in tutti i nuovi parcheggi coperti adiacenti agli edifici.
ESCLUSIONI
Gli Stati membri possono adattare o escludere i requisiti richiesti per:
• edifici protetti per vincolo di area o per il particolare valore architettonico o storico nella misura in cui il rispetto di taluni requisiti implicherebbe un’alterazione inaccettabile del loro caratteristico o aspetto;
• edifici adibiti allo svolgimento di attività religiose;
• immobili destinati a scopi di difesa nazionale;
• edifici temporanei e edifici agricoli non residenziali;
• edifici residenziali che sono usati meno di quattro mesi all’anno;
• edifici indipendenti con una superficie utile coperta totale inferiore a 50 metri quadrati;
CALDAIE A GAS – La Direttiva prevede anche la predisposizione da parte degli Stati Membri di piani dettagliati per l’eliminazione graduale dell’uso dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, con l’obiettivo finale di eliminare completamente le caldaie alimentate da tali combustibili entro il 2040. Comunque dal 1° gennaio 2025 non possono più essere previste sovvenzioni per l’installazione di caldaie uniche alimentate a combustibili fossili, ad eccezione di quelle già selezionate per l’investimento ante 2025 (art. 17, paragrafo 15).
PASSAPORTO DI RISTRUTTURAZIONE
L’art. 12 prevede che gli Stati Membri introducano un sistema di passaporti di ristrutturazione entro 29 maggio 2026. Tale sistema sarà utilizzato su base volontaria (a meno che lo Stato membro non decida di renderlo obbligatorio) dai proprietari degli edifici e unità immobiliari e costituisce, secondo le definizioni della Direttiva (art. 2), una tabella di marcia su misura per la ristrutturazione profonda di un determinato edificio, in un numero massimo di fasi che ne miglioreranno sensibilmente la prestazione energetica. Il passaporto verrà rilasciato in formato digitale da un esperto qualificato o certificato a seguito di una visita sul posto e deve comprendere una serie di informazioni, tra cui:
• l’attuale prestazione energetica dell’edificio;
• rappresentazioni grafiche della tabella di marcia e delle sue fasi;
• informazioni sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili utilizzati negli edifici per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo;
• potenziale collegamento a un eventuale sistema efficiente di teleriscaldamento e teleraffrescamento;
• quota di produzione individuale o collettiva e di autoconsumo di energia rinnovabile stimata da conseguire a seguito della ristrutturazione;
• opzioni disponibili per migliorare la circolarità dei prodotti da costruzione e ridurre le loro emissioni, nonché i benefici in termini di salute e comfort, qualità degli ambienti interni e miglioramento della capacità di adattamento dell’edificio ai cambiamenti climatici;
• Il passaporto di ristrutturazione terrà conto, per quanto possibile, delle informazioni contenute nell’attestato di prestazione energetica;
Come ogni innovazione, anche la transizione energetica e le altre transizioni in corso, a partire da quella digitale, dipendono strettamente dal reperimento delle risorse necessarie; un punto cruciale, questo, in un Paese come l’Italia con un elevato debito pubblico. Serviranno quindi anche capitali privati senza perdere di vista l’interesse pubblico e sarà perciò molto importante definire le modalità di incentivazione economica (crediti fiscali, mutui a tasso agevolato, prezzari che evitino rincari artificiosi, ecc.) degli interventi.
Sul reperimento delle risorse economiche necessarie la Direttiva nulla dice di concreto, se non prevedere che l’introduzione di norme minime di prestazione energetica dovrebbe essere accompagnata da un quadro favorevole per le famiglie vulnerabili. Sarà necessaria quindi un’azione di sensibilità a tutto campo: dalle imprese ai professionisti del settore, dalle organizzazioni a tutela dell’ambiente ai cittadini tutti: in gioco c’è la sopravvivenza del pianeta terra.
Un dato emblematico. Nell’ultima statistica curata dal “Statistical Review of World Energy” si apprende che eolico e solare battono ogni record, ma contemporaneamente i consumi di petrolio sono da primato (per la prima volta è stata superata la soglia dei 100 milioni di barili al giorno di domanda globale) e le emissioni di CO2 non sono mai state così alte, perché il fabbisogno energetico è in continuo aumento e, soprattutto, cresce più delle soluzioni pulite.
Mauro Grazia, Consulente Confabitare