Confabitare per la cultura: diamo valore al nostro patrimonio artistico

Confabitare per la cultura: diamo valore al nostro patrimonio artistico

Confabitare non solo si impegna nel seguire attentamente quanto avviene nel settore casa, ma rivolge il suo interesse anche al mondo della cultura e al nostro patrimonio artistico. Per questo continua nel tempo il suo gemellaggio con l’Associazione culturale Amici dell’antica Pieve, un’associazione nata ad opera di soli volontari che l’hanno costituita nell’anno 2000 per salvaguardare e tutelare uno dei monumenti più importanti della nostra montagna bolognese: l’antica pieve romanica di San Pietro di Roffeno risalente all’anno 1155.

Monumento questo di grande importanza storica: infatti conserva una delle più belle absidi romaniche del nostro territorio e mostra anche, nella sua architettura e nei suoi decori, l’intervento dei Maestri comacini, oltre a influenze della tradizione bizantina.

Di grande valore le monofore dell’abside, gli affreschi del 1600, il fonte battesimale di epoca longobarda e una Madonna risalente al 1400, di grande pregio storico e artistico. Dal punto di vista religioso è una delle Pievi più celebri e antiche che si incontrano nella diocesi di Bologna. Indicazioni serie fanno pensare che già nel VII secolo qui sorgesse una chiesa sussidiale della Cattedrale di Bologna e primo centro diffusore della cristianità in mezzo alle popolazioni della vallata. Tra le indicazioni storiche tangibili e più persuasive troviamo la lapide murata all’esterno sull’abside della chiesa stessa oltre al fonte battesimale.

Su queste testimonianze comunque abbiamo alcuni pareri discordi di storici quali il Calindri secondo cui la lapide datata 1150 sarebbe un falso e dovrebbe essere di epoca rinascimentale , sia per la struttura dell’epigrafia e per la frase latina che fa pensare ad un distico di sapore classicheggiante e quindi collocabile in un periodo successivo al secolo XV.

La Lapide ricorda che la Chiesa fu ricostruita dalle fondamenta nel 1155 (su una chiesa preesistente) e dedicata alla Beata Vergine, e ai Santi Pietro e Giovanni , intitolazione tipica delle pievi medievali.
Di certo sappiamo che nell’anno 1183 Papa Lucio III la designò collegiata e plebana e contava alle sue dipendenze ben 12 parrocchie.

L’Abside è stata definita una delle più belle absidi romaniche della nostra diocesi. Fu costruita nell’anno 1155 dai Maestri Comacini , provenienti dalla Toscana e non dalla pianura Lombarda, come a sigla di autenticità , viene dimostrato dal giglio fiorentino scolpito in un concio di arenaria nel fianco occidentale della stessa abside. Di grande rilievo artistico anche la monofora centrale a doppia strombatura , esterna e interna, con finissimi decori a rilievo in stile bizantino.

Il fonte battesimale di epoca longobarda del secolo VII è fra i più belli ed importanti della nostra montagna bolognese e il restauro e la pulitura l’hanno riportato al suo antico splendore. Il restauro attuale ha avuto come obiettivo quello di riportare il manufatto ad un aspetto il più possibile vicino all’originale, pur mantenendo gli inevitabili segni lasciati dai precedenti interventi; con tale finalità sono stati curati sia il risanamento strutturale che il ripristino estetico, cercando di ridare il giusto risalto alle decorazioni originali.

Entrando nella Pieve dall’ingresso principale si può notare, addossata all’angolo di destra, una grande acquasantiera formata da due elementi sovrapposti – bacile e fusto – entrambi in pietra arenaria scolpita con motivi vegetali a rilievo. Luigi Bortolotti la definì cinquecentesca, Don Gabriele Severi pensava potesse trattarsi di un’opera coeva alla costruzione della chiesa nel 1155, Renzo Zagnoni optò per un datazione seicentesca, mentre Fausto Berti la considerò giustamente un problema aperto.

Dalle indagini effettuate nel corso del restauro emerge la necessità di rinnovare l’approccio conoscitivo e considerare la possibilità che il fusto e il bacile, diversi per granulometria, lavorazione e degrado della pietra, siano nati in tempi diversi e assemblati nella configurazione che vediamo oggi. Lucia Vanghi, autrice del restauro, ipotizza che l’assemblaggio possa essere contemporaneo agli interventi di ristrutturazione e di abbellimento della chiesa che fecero seguito all’incendio del 1602. La fisionomia longilinea, la base tripode e gli elementi decorativi del fusto, in cui si riscontrano caratteri stilistici seicenteschi potrebbero suggerire un’esecuzione ex novo di questa parte nel XVII secolo, come colonna portante del più antico bacile presumibilmente rimasto orfano della propria struttura originaria.

Di grande valore storico sono anche le campane che vediamo oggi alla Pieve che furono fuse dalla Ditta Brighenti nel 1889, e rimasero per un po’ di tempo a ricovero in un angolo della Chiesa, dopo essere state collocate fino al 1968 in un ricovero ligneo, divenuto poi fatiscente, quindi demolito per ragioni cautelative. Prima del 1889 vi erano comunque alla Pieve delle campane: tre campanelle dei primi del ‘600 collocate in un campanile della stessa epoca eretto di fianco all’abside e dotato anche dell’orologio per scandire le ore.

Ma con l’arrivo delle nuove campane questo non bastava a contenerle e anche impoverito dall’abbandono venne demolito nell’anno 1910. Il nuovo campanile costruito con le offerte dei Parrocchiani è del 1977 e costruito in conci calcarei di “sponga”, sasso tipico della nostra zona montana. Delle tre precedenti campanelle 2 furono fuse nel bronzo delle nuove grandi campane , mentre la terza venne collocata, dove ancora oggi la vediamo, nel piccolo campanile a vela sul tetto della chiesa.

Presso l’antica chiesa sorgeva nell’alto Medioevo il Borgo fortificato da mura detto Roffeno, perchè costruito e dominato dalla famiglia dei Roffeni, provenienti dal Frignano, che dipendevano in queste terre dalla Signoria di Matilde di Canossa . Dopo i Roffeni su queste terre troviamo i “Conti di Bologna” che ebbero un lungo dominio con una guarnigione militare permanente , essendo zona di confine fra i loro possedimenti e quelli degli Estensi. L’importanza strategica del Borgo, si univa a quella politica , economica, e religiosa; era anche sede di famose fiere e mercati che si trasferiranno in seguito a Vergato divenuta dopo sede dei Capitani della Montagna. Intorno alla Chiesa possiamo vedere i resti dell’antico Chiostro – secolo XV – con stilate in legno e le vecchie scale di sasso che conducevano alla canonica e la torre di guardia , un tempo merlata.

Fin dall’inizio l’impegno dell’associazione Amici dell’antica Pieve è stato quello di valorizzare e far conoscere questo monumento e soprattutto cominciare la raccolta di fondi per il restauro degli affreschi, che gravavano in pessime condizioni a causa dell’incuria durata per decenni. Oltre al restauro, era urgente la manutenzione del tetto della chiesa e il rifacimento a norma dell’impianto luci. L’associazione è riuscita nel raggiungimento di questi obiettivi grazie al contributo di importanti sponsor come la Fondazione Carisbo, il Comune di Vergato e imprese sponsor del territorio.

Ultimo importante obiettivo da raggiungere è il restauro dell’antico organo del Guermandi, i cui resti sono riposti all’interno della chiesa. In questo lavoro di ricerca fondi Confabitare ha deciso di sostenere l’associazione portando avanti assieme un’opera di sensibilizzazione verso le istituzioni, gli enti pubblici e le Fondazioni, per promuovere la raccolta degli aiuti economici necessari al restauro e realizzare anche in futuro tutti gli interventi necessari per la tutela di questo nostro monumento. Vogliamo ricordare che negli anni passati per raccogliere i fondi necessari ai vari interventi, e per valorizzare il territorio circostante, si è pensato di organizzare serate culturali, che hanno visto come protagonisti tra gli altri Matteo Belli, Raoul Grassilli, Fausto Carpani e Marco Marcheselli, con lo scopo di promuovere e far conoscere l’antica Pieve di San Pietro di Roffeno e il suo Borgo, contribuendo quindi con il ricavato a realizzare opere di manutenzione, restauro e conservazione. Infatti lo spirito che accomuna le due Associazioni è pensare che i nostri monumenti e le nostre opere d’arte siano patrimonio di tutti, e che la loro tutela sia anche un modo, non solo per conservare la nostra cultura e le nostre tradizioni, ma anche per valorizzare il territorio e in particolare la montagna.

In relazione agli affreschi ricordiamo che nel XVII secolo, in seguito all’incendio del 1602 e all’unione con la parrocchia di Cereglio nel 1643, furono eseguiti importanti lavori di ristrutturazione, in particolare nel presbiterio e nell’abside, che arricchirono la chiesa con nuovi dipinti murali: la cupola e le pareti ai lati dell’altare maggiore (ricavate dalla tamponatura degli archi preesistenti) furono decorate con angeli in gloria, finti stucchi, decorazioni floreali e due scene dalla passione di Cristo, mentre colonne e pilastri furono “rivestiti” a finto marmo. Il restauro è stato reso necessario dall’ulteriore deterioramento dei dipinti murali: l’assestamento dei tamponamenti secenteschi e le ripetute infiltrazioni di acqua dal coperto, avevano infatti causato vistose lacune e distacchi di intonaco), aggravati da alterazioni cromatiche (sulla cupola ed il tamburo), dilavamento del colore (lunette) e perdita generale di leggibilità.

Il prossimo importante traguardo da raggiungere, che vede impegnate le due Associazioni, è il restauro dell’antico organo attribuito al Guermandi, risalente al 1850 circa, i cui pezzi sono ora custoditi nella cantoria della chiesa. Infatti la manifestazione musicale che si terrà quest’estate nella serata di lunedi 8 agosto alle ore 21.00 presso l’antica Pieve è finalizzata alla raccolta di fondi per questo progetto. La serata in programma, sostenuta da Confabitare, ha come titolo LA MUSICA PERDUTA concerto per ensemble vocale e organo. Musiche inedite che per la prima volta ritrovano vita grazie all’opera di Giacomo Contro e Lars Magnus Hvass Pujoll che riscoprono i tesori musicali nascosti nell’archivio della cattedrale di San Pietro, Bologna. Ensemble Accademia dei Galanti Inoltre la serata, presentata dalla giornalista Paola Rubbi, si chiuderà con una degustazione di prodotti tipici della nostra montagna, offerti da varie aziende agricole. Il ricavato della serata contribuirà insieme a quello dei vari sponsor a sostenere questo ambizioso e importante progetto di recupero, e sarà sicuramente un grande successo e una grande soddisfazione poter ascoltare il primo concerto per organo in una delle prossime estati alla Pieve di Roffeno.

Per tutte le informazioni sulla attività della Associazione www.associazioneamicidellapieve.it

Autore: Giovanna Borgia

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